Negli ultimi giorni molte persone, sia nel mio studio a Bra che sui social, mi stanno domandando cosa gli psicologi prevedono accadrà rispetto allo sviluppo di eventuali disturbi, alle relazioni interpersonali, al modo in cui gestiremo il contatto fisico nel post-coronavirus.

La premessa è che la situazione che stiamo attualmente vivendo è una condizione che ha spiazzato tutti, psicoterapeuti compresi. Nessuno di noi professionisti aveva mai vissuto una situazione nemmeno lontanamente simile a quella che stiamo vivendo oggi. Pertanto tutto ciò che si può fare sono unicamente delle ipotesi, basate su situazioni di quarantena più brevi e su un campione ridotto di persone.

Una recente review pubblicata su The Lancet (Brooks & co., 2020) si concentra proprio sulle conseguenze e i rischi psicologici della misura di quarantena.

La separazione dalle persone più care, la perdita della libertà personale, l’incertezza sul proprio stato di salute o di malattia e la noia possono avere degli effetti severi sulla psiche degli individui. Studi epidemiologici su soggetti sottoposti a misure di quarantena evidenziano, infatti, la prevalenza di sintomi post traumatici, depressione, stress, irritabilità, ansia, insonnia, rabbia e esaurimento emotivo, con un permanere di un disagio psicologico anche per mesi e/o anni dalla fine della quarantena. Anche dopo settimane o ad un anno dalla fine del periodo di quarantena, ad esempio, le persone continuavano a presentare comportamenti evitamento di luoghi o persone e comportamenti di controllo quali l’attento lavaggio delle mani. Molte persone riferivano, inoltre, la difficoltà a ritornare ad una “normalità” per molto tempo dopo la fine della quarantena.

Un occhio attento andrà posto nei confronti dei sintomi predittivi del disturbo post traumatico da stress (PTSD), in primis nella popolazione dei soccorritori, ma anche in tutti coloro che hanno vissuto il trauma del lutto, direttamente o indirettamente.

L’evento traumatico, secondo i criteri diagnostici del DSM-IV-TR, comporta l’esperienza soggettiva di un senso di impotenza e vulnerabilità di fronte a una minaccia, soggettiva od oggettiva, che può riguardare l’integrità fisica della persona o, più in generale, il suo senso di sicurezza psicologica.

Questa recente definizione di trauma, che ha portato alla sua classificazione diagnostica come disturbo da stress post-traumatico, riguarda quindi un’esperienza in cui l’individuo ha vissuto in prima persona un grande pericolo per se stesso, oppure ha assistito o si è confrontato con un evento in cui qualcun altro ha subìto questo tipo di esperienza.

Data questa definizione l’emergenza che stiamo vivendo è una situazione in cui tutti quanti, nessuno escluso, è sottoposto all’esperienza del trauma e pertanto a rischio di sviluppare i sintomi associati al PTSD:

  • Sintomi intrusivi associati all’evento  come:
    • ricorrenti, involontari ricordi spiacevoli dell’evento traumatico;
    • ricorrenti sogni spiacevoli in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono collegati all’evento traumatico;
    • flashback in cui il soggetto sente o agisce come se l’evento traumatico si stesse ripresentando.
  • Marcata reattività associata all’evento traumatico:
    • ipervigilanza e forti risposte di allarme;
    • problemi di concentrazione;
    • difficoltà relative al sonno;
    • marcate reazioni fisiologiche a fattori scatenanti interni o esterni che all’evento traumatico.
  • Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento traumatico:
    • evitamento o tentativi di evitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento traumatico;
    • evitamento o tentativi di evitare fattori esterni (persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti, situazioni) che suscitano ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento traumatico.
  • Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento traumatico:
    • incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento traumatico;
    • persistenti ed esagerate convinzioni o aspettative negative relative a se stessi, ad altri o al mondo (per es. Io sono cattivo, non ci si può fidare di nessuno, il mondo è assolutamente pericoloso);
    • persistente stato emotivo negativo (per es. paura, orrore, rabbia, colpa o vergogna)

Come ci siamo detti tante volte e in una circostanza come questa più che mai, credo sia di fondamentale importanza osservare se stessi e le persone a cui vogliamo bene in modo da evidenziare quelli che potrebbero essere i sintomi prodromi di un disturbo sul quale, come sempre, prima si interviene e meglio è, sia da un punto di vista di costi, che di tempo, che di facilità di intervento.

 

Dott.ssa Erika Fissore
Psicologo Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR Practitioner
Via Rambaudi 27
Bra (CN)